Carlos

Speravo che dopo i 16 anni fatti di brufoli e primi amori, il mio corpo decidesse di crescere assieme all’età anagrafica e per questo la mia faccia smettesse di assomigliare a quella del resto degli adolescenti sfigati.

Speranza vana.

La mia faccia quasi tutti i giorni presenta una nuova “imperfezione” come dicono nelle pubblicità per ragazze; da tre giorni a questa parte, per esempio, la mia guancia destra presenta un’orribile protuberanza che nemmeno le più sofisticate creme e detergenti sul commercio riescono a debellare. Siccome l’adolescenza è stata scartata dalla rosa delle cause scatenanti, il mio orripilante brufolo è stato etichettato come stress.

Dato che sono più di tre giorni che mi guardo allo specchio con disgusto e cerco invano di dissimulare la sua presenza con trucco, cerotti ed anatemi, ho deciso di chiamarlo Carlos. Almeno non lo sento più estraneo a me, i figli si sa, danno sempre preoccupazioni, anche se ti stanno attaccati alla faccia. Carlos salta periodicamente fuori e, ogni volta che esco di casa la gente non fa che fissarlo dicendomi “Ma che hai fatto in faccia?” “Cos’hai sulla guancia?” “Come è possibile che tu abbia una cosa così enorme sul viso?” Io scuoto la testa sconsolata e rispondo mestamente “Stress” e Carlos annuisce soddisfatto.

Elly

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