Dellamorte dellamore

C’è gente, brava gente, che sa che l’amore non dura per sempre.

Che conviene accasarsi, trovare qualcuno che si prenda cura di te, che ti aspetti a casa, senza che si crei tutto quel pavoneggiante apparato di sentimenti alimentati dai propri e personalissimi ideali romantici.

Amore materno, amore divino, amore carnale, amore disperato amore urlato amore creduto perso e ritrovato. Amore che spera, amore che langue, amore che prega, amore esangue. Amore gioioso, amore volante, amore di re che è amato da un fante. Amore di figlio, amore di nonno, amore che vive soltanto nel sonno. Amore lontano, amore vicino, amore che trema vicino al camino. Amore pauroso, amore violento, amore che vuole, amore scontento. Amor che sussurra, accanto ad un orecchio: “vorrei solo che…” ma ormai è troppo vecchio.

Ma non divaghiamo.

Sto seriamente considerando l’idea che le relazioni più felici siano quelle basate su un contratto in cui si sa esattamente cosa aspettarsi, nel quale non ci sono sorprese né delusioni, in cui si sa esattamente quello che si deve fare. Potete chiamarli matrimoni combinati, se volete. Oppure unioni di interesse.

Ci sono un sacco di nomi, uno per ogni cosa che l’uomo ha ipotizzato. C’è un nome anche per l’amore come potete vedere, ed una definizione sul vocabolario che ve la spiega, se volete.

Il problema è che tutta questa gente che è passata  con un lieve scalpiccio, questi pittori, questi scalcagnati musicisti e questi scribacchini dal gomito pesante, ci hanno perso talmente tanto tempo sopra, all’amore, da renderlo qualcosa di perfettamente sfuggevole. Da renderlo evanescente ed doloroso, alto e basso. Lo hanno idealizzato e disprezzato. Lo hanno fatto coincidere col sesso. Lo hanno disilluso ed esaltato come solo si può fare con qualcosa di cui non conosciamo minimamente il funzionamento ma che ci dilettiamo a contemplare incantati, come quando la ballerina ruota su uno specchio magnetico al suono metallico di una ruota punzonata.

Non mi interessa sindacare su cosa è, l’amore. Né di dire cosa ne penso io.

Non in questa sede, almeno.

Volevo condividere questa idea. La certezza, cioè, che ci sono molte persone di senno intorno a noi che riescono a vivere una vita perfettamente normale, una vita basata su un contratto –formale o meno che sia- ed a cavarsela senza troppi lividi.

Volevo dirvi che c’è speranza per tutti, se vi accontentate.

 

XI

– Combien dureront nos amours ?

Dit la pucelle au clair de lune.

L’amoureux répond : – Ô ma brune,

Toujours, toujours !

Quand tout sommeille aux alentours,

Élise, se tortillant d’aise,

Dit qu’elle veut que je la baise

Toujours, toujours !

Moi, je dis : – Pour charmer mes jours

Et le souvenir de mes peines,

Bouteilles ; que n’êtes-vous pleines

Toujours, toujours !

Mais le plus chaste des amours,

L’amoureux le plus intrépide,

Comme un flacon s’use et se vide

Toujours, toujours !

Ch. B.

La misura giusta – the right measure

[english version down below]

La matematca per me è sempre stata un problema; speculazioni algebriche che volevano mettere in relazione numeri e lettere, formando curve ed insiemi dal contenuto (in)discutibile.

La geometria invece no. Mi piace misurare le cose.

Ho continuamente cercato di farlo, anche e soprattutto con oggetti che non possono essere decifrati.

Le relazioni, ad esempio.

Come si può quantificare l’ampiezza di un’amicizia, la grandezza di un amore?

Probabilmente vi state dicendo che sono pazza. Invece proprio no. Non la sono.

Pensate ai divorzi: c’è un corrispettivo monetario legato agli anni di relazione con tutte le variabili del caso.

Pensate al “capitale umano” che è usato dalle compagnie assicurative per calcolare il valore di un essere umano morto. Quanti soldi valevano i suoi polmoni ora collassati, il suo lavoro, la sua allergia alle fragole.

Quindi esiste un modo di calcolare, di misuare il valore delle relazioni e degli esseri umani, solo che è un valore monetario.

Un valore strettamente legato ad una cifra; cioè l’argomento che mi interessa meno nell’universo conosciuto.

Allora penso a Protagora

« L’uomo è la misura di tutte le cose, di quelle che sono in quanto sono, e di quelle che non sono in quanto non sono »

(Platone)

e devo considerare di essere io la misura con la quale determinare tutto il resto.

Impensabile, per me. Ho letto Stranalandia e ho trovato disperatamente dolce da parte di Osvaldo crearsi un vocabolario cucito su misura. Lui era la pietra di paragone di ogni cosa su quell’isola.

Quindi si possono misurare le persone, le relazioni, ma non so con che cosa: sono solo certa di non potere essere io perchè non vivo su un isola sperduta, non ancora almeno.

Una delle mie sagge amiche mi ripete che: “per misurare una situazione o una relazione bisogna vedere se ti fa stare bene”

“Ah!” Diranno i miei piccoli lettori.

“Ah!” rispondo io.

Quello che mi fa stare bene oggi dipende da troppi fattori che satellitano intorno alla succitata situazione. Per esempio, quanto segna il barometro? Cosa ho mangiato la sera prima? Il vicino ha detto buongiorno?

Io non riesco a prescindere dal contesto. Non ci riesco mai.

Mi è capitato spesse volte che una situazione drammaticamente disperata fosse salvata da un panino al prosciutto o due farfalle sospese nel vento.

Mi è capitato anche il contrario, però.

Allora, arriviamo al punto o è la solita sega mentale?

So di fare un torto a Pierangelo Bertoli ma temo sia proprio il solito pippone, nato e cresciuto tra le pieghe sapide del mio cervello. Comunque la vorrei davvero una risposta.

Solo che credo non si possa cercare. Solo trovare.

Poppins

Math has always been a problem for me, a speculation that relate numbers and letters, forming curves with  (in)questionable content.
The geometry does not. I always liked to measure things.
I always tried to do it, even with objects that cannot be measured.
Relationships,  for example.
How can you quantify the value of a friendship, the greatness of love?
You are probably thinking that I’m crazy. No, really. I‘m not.


Think about divorces: there is a monetary valutation related to the years of relation with all the variables.
Think of the “human capital” that is used by insurance companies to calculate the value of a dead human being. How much worth his collapsed lungs, his work, his strawberries allergy.
So there is a way to calculate it, you can measure the value of relationships and human being
s,  but only with money.
A value closely related to a number; the topic that interests me less in the known universe.
I think of Protagoras, then

“Man is the measure of all things, of those that are as they are, and those that are not as they are not”

(Plato)


and I have to consider me, as  measure with I determine everything else.
Nonsense. I’ve read Stranalandia and I found desperately sweet by Osvaldo create is own dictionary. He was the touchstone of everything on that island.

One of my wise friends tells me: “to measure a situation or a relationship you have to see if it makes you feel good, happy”

“Ah!” my little readers will say.

“Ah!” I reply.

What makes me feel good today depends on too many things surrounding the aforementioned situation. What the barometer marks? What I ate yesterday night? Did the neighbor say hello? For example.
I cannot ignore the context. I never can.


It happened me often that a desperate situation was dramatically rescued by a good ham sandwich or two butterflies floating in the wind.

It happened the opposite too, however.

Can we get to the point or  is this your usual mental masturbation?

I know I commit a crime to Pierangelo Bertoli song but it’s just my usual mind masturbation, I’m afraid. Born and raised in the folds of my brain.

I would really like to have an answer anyway.


But
I don’t believe we can look for this answer. We can just find it.

L’anno del Cavallo

Come ogni anno, il mio Blog raccoglie un post su cosa e quanto mi ha portato qui, oggi.

Se mi guardo nello specchio, con il tempo che é passato, sono solo un po’ più ricco, più cattivo ed invecchiato.

No, non sono d’accordo con Masini. Se mi guardo nello specchio, dopo questo strano anno mi trovo molto invecchiata, ricca esattamente come prima, ma molto molto molto più sorpresa.

Una cara amica mi ha detto che, secondo il calendario Cinese, questo 2014 corrispondeva all’anno del Cavallo. Un anno nel quale tutto cambia in continuazione, non si hanno certezze, tutto quello che si ha e che si sa viene messo in discussione. Credo che non ci sia nulla di più vero. Un anno pazzo, che sta per terminare.

Dato che, pero’, non ho voglia di scrivere un post nel quale mi dilungo e faccio prolificare le mie (già troppe) perturbazioni mentali, ho deciso di compilare una classifica. La mia classifica di eventi e persone per il 2014.

Ladies and Gentleman, Le(lly) categorie ed i rispettivi vincitori per l’anno 2014 sono:

1- per la categoria RIVELAZIONE e SORPRESE: vince inaspettatamente e (aggiungerei), contro ogni aspettativa…

il genere umano!

Per la sua tenacia nel sopravvivere alle avversità, per il suo attaccamento alla vita, per la sua travolgente passione, per il trovare sempre e comunque una via d’uscita anche quando tutto sembra perduto.

2- PAROLA dell’anno: la parola che questo anno ha definito tutte le situazioni nelle quali mi sono trovata é…

strano!

Con tutti i sinonimi, le variazioni e le traduzioni del caso. L’ho detta talmente tante volte che credo di averla consumata.

3- momento MIGLIORE 2014:

quando sono stata assunta per i miei meriti e le mie capacità, qui. A Bourges.

4- momento PEGGIORE del 2014:

Vivere col terrore che il Dottr Bogart non mi riconoscerà, una volta tornata a casa.

5- una cosa LASCIATA nel 2014:con piacere posso dire che ho lasciato…

una situazione lavorativa orrenda e debilitante

6- una cosa TROVATA nel 2014: strano (ma va?!) perché non l’avevo cercata.

Il perdono verso me stessa: per quello che ero e che sono adesso.

7- Il PERSONAGGIO 2014: Non so bene ancora dove voglia andare a parare ma é innegabilmente interessante…

Putin

8- Il mio LIBRO del 2014: Un manuale, più che un romanzo di narrativa. Un tesoro prezioso.

“On Writing” di Stephen King

9- La mia CANZONE dell’anno:Dopo averla ascoltata la prima volta (grazie ad una parodia del video di Sia sul Saturday Night Live) non é più potuta uscire dalla mia testa. Un tarlo. Una goccia cinese!

“Chandelier” di Sia

10- Il mio FILM del 2014: Questa si che è una categoria tosta! Difficile, difficile, difficile!!! Credo comunque che il vincitore sia:

“La mafia uccide solo d’estate” di Pierfrancesco Diliberto

E voi?! Classifiche ne avete fatte?!