Un viaggio comporta sempre cambiamento.
Il mio non fa eccezione.
Quando ho raccontato che ero intenzionata a partire per la Francia, una delle risposte più comuni é stata: “conoscerai un sacco di gente interessante”.
E’ vero. Il viaggio, la semplice idea di partire, ti mette in uno stato mentale recettivo, più vigile, più attento a tutto ciò che ti circonda.
Viaggiare comincia con lo stato mentale. Ci vuole coraggio.
Non tanto per partire, come potrebbe prematuramente concludere qualcuno, quanto per mettersi in discussione.
Per me é evidente che chiunque decida di partire sta lasciando dietro di se qualcosa, o qualcuno.
Non abbandona, intendiamoci, ma lascia la presa. Si dice: “per adesso non posso continuare così, non posso… devo lasciare andare qualcosa. Sospendere questa vita. Cambiare punto di vista.
Perché é questo il più grande regalo che ti fa un viaggio, per piccolo o grande che sia, ti offre l’opportunità di cambiare punto di vista sulle cose che conosci da sempre.
Ma ci vuole coraggio per lasciare che questo accada.
È come immagino sia osservare la terra dalla luna: dentro di te cambia qualcosa, fai un salto percettivo che non ti permetterà mai più di ritornare com’eri prima.
Ecco, questa é la definizione di viaggio, per me.
L’altra faccia di questa attraente e spaventosa medaglia é quello che definirei la babbionatura. Sotto questa definizione ci iscrivo tutti quelli che partono e che decidono (a priori) che il paese nel quale sono arrivati é il meglio del meglio, con la conseguente ammissione che l’Italia fa schifo, é retrograda E si mangia anche male.
Ho conosciuto molti esempi di babbioni, uno tra i tanti esempi che mi vengono in mente é quello di un universitario in Erasmus in Spagna (questi ho poi scoperto essere la razza peggiore), che dopo qualche settimana di tortillas aveva acquisito uno spiccatissimo accento madrileno -che ostentava ad ogni conversazione al baretto sotto casa, dopo essere ritornato- e che si lamentava che il sole italiano non fosse caldo come quello iberico.
Ecco. Pensate a quanto sia facile, per me, pensare alla superficialità di questo tipo di viaggiatore.
Non metto in dubbio che il sole sia più caldo e l’accento più charmant –clin d’oeil-, dibito però che si possa amare entusiasticamente un paese e quindi una cultura, una città, senza darsi la pena di approfondire seriamente il discorso.
Oppure, più stolidamente, denigrare il proprio paese natale.
Io non mi sento italiana, ma per fortuna o purtroppo la sono, come diceva Gaber.
Se c’è qualcosa che un viaggiatore non deve mai dimenticare é il posto da dove viene.
Quantomeno, per sapere dove vuole arrivare.
Se vi va di approfondire l’idea di viaggio, ecco qui un paio di suggerimenti:
Un blog che raccoglie fotografie, idee e suggestioni di viaggio: Viaggiatori ignoranti, il blog di cui Anna Bernasconi é una delle preziose collaboratrici, andate a visitare anche il suo super artistico blog!