I ratti sono più organizzati delle donne

Se vivete sullo stesso pianeta nel quale sto io, avrete certamente notato il che con lo scoppiare del “caso Weinstein” si é aperta la piaga che da sempre affligge lo showbiz e che ha portato centinaia di persone a parlare delle violenze subite.

La violenza, o molestia come é stata ribattezzata in modo più tranquillizzante per le delicate orecchie delle masse, é un atto abominevole.

Il sesso non consensuale é un atto abominevole.

Da questo momento in poi sono emersi solidarietà,  messaggi di supporto,  manifestazioni pubbliche (vedi ultimo esempio il “black dress” ai Golden Globes 2018) per tenere vivo l’argomento, perché non diventi ancora una volta un semplice fenomeno mediatico destinato a finire nel dimenticatoio.

La violenza sessuale contro donne e bambini esiste ed é sempre esistita ma le persone “normali” non fanno notizia quanto le star; non é questione di giusto o sbagliato, semplicemente é così. La cosa raccapricciante é che ci siano alcune donne che contrariamente al buon senso ed al buon cuore, si sentono in diritto di difendere il comportamento molestatore in nome della libertà sessuale.

La cosa sta assumendo dimensioni grottesche, a mio avviso. Il semplice istinto di sopravvivenza ci impone l’autoconservazione nei momenti di pericolo e la violenza rappresenta un pericolo estremo: una morte spirituale, un cancro che con abbandonerà mai il corpo dell’ospite.

I ratti corrono tutti nella stessa direzione quando la loro sopravvivenza é in pericolo, le donne no.