Limiti – ovvero – la Speranza nella casa infrangibile

Il concetto di limite é un concetto saggio. E’ quello che ci salva abitualmente dal fare stupidaggini e che ci preserva dagli eccessi. Per estensione potrebbe essere paragonato a quello di “regola” anche se cosi’ facendo, si corre il rischio di farlo passare per qualcosa che, in fondo, non é.

In ques’ultima settimana mi sono interrogata troppe volte su questo concetto, a mio avviso.

Sicuramente a causa delle pessime notizie, e di conseguenza del pessimo stato d’animo, mi chiedo se c’è un limite alle brutte notizie che una persona puo’ sopportare. Questa domanda continua a pizzicarmi il cervello senza sosta; unita al fatto che non posso far altro che aspettare (e aspettare e aspettare) che qualcosa evolva, non resta altro da fare che tentare di sbarazzarmi di questa polverosa idea, ormai da troppo tempo seduta sul trono della mia mente.

Sicuramente c’é un limite.

Spero di non arrivare a scoprirlo mai.

Spero di scrollarmi presto di dosso questa sensazione soffocante, ritrovare un po’ di speranza e di buon umore. Sono stanca di avere gli occhi gonfi, lo spirito scarnificato, le labbra all’ingiù. Spero, spero, spero…

John William Waterhouse, Pandora (1896)

John William Waterhouse, Pandora (1896)

[…]

Prima infatti le stirpi degli uomini abitavano la terra del tutto al riparo dal dolore, lontano dalla dura fatica, lontano dalle crudeli malattie che recano all’uomo la morte (rapidamente nel dolore gli uomini avvizziscono). Ma la donna [Pandora] di sua mano sollevò il grande coperchio dell’orcio e tutto disperse, procurando agli uomini sciagure luttuose. Sola lì rimase Speranza nella casa infrangibile, dentro, al di sotto del bordo dell’orcio, né se ne volò fuori; ché Pandora prima ricoprì la giara, per volere dell’egioco Zeus, adunatore dei nembi. E altri mali, infiniti, vanno errando fra gli uomini. 

(Esiodo, Le opere e i giorni)